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Aroma, le parole di Caterina De Mauro per Ernesto Tarchi

Le pagine “Chi siamo” dei siti corporate spesso narrano l’origine di un’azienda, l’anno di fondazione e gli obiettivi, ma raramente esplorano le emozioni che si nascondono dietro quelle parole. Troppo spesso dimentichiamo che le aziende non sono solamente costituite da processi e automatismi; trascuriamo il fatto che dietro a queste attività ci sono persone con timori, speranze e dubbi.

È proprio con questo spirito che la nostra CEO, Caterina De Mauro, ha contribuito al libro di Ernesto Tarchi, raccontando sinceramente cosa attraversa la mente di una giovane studentessa universitaria alla vigilia della sua nuova vita da imprenditrice.

Ecco un estratto dal libro “Vendere Caffè 3 – Tutti i segreti delle macchine a cialde, capsule ed espresso bar per un perfetto espresso“: 

 

LA SCELTA

Sette anni fa, quando percorrevo il porticato universitario, sorretto dalle colonne in tufo, che frammentavano in fasci di luci il sole cocente del pomeriggio, mai avrei immaginato le sfide, gli errori e i traguardi che avrebbero descritto gli anni a venire. A ripensarci, il pavimento di quel porticato, che alternava luci ed ombre, era premonitore. Ma andiamo con ordine.

In queste pagine, non voglio scrivere solo di ciò che si sa già sulla nostra Azienda, accordi, partnership, prodotti, insomma ciò che si può leggere su internet o che può essere voce di corridoio. Non voglio parlare di numeri, fatturati, o scelte commerciali. Ho deciso di scrivere di getto, e probabilmente non correggerò nulla e non taglierò parti che di impulso avrò avuto voglia di scrivere. Voglio raccontarvi l’altro, ciò che sta veramente dietro le cose visibili, e che ha sempre guidato le nostre scelte e azioni. Voglio raccontarvi cosa c’è davvero dietro ad Aroma: il cuore e la famiglia.

Mi piace ricordare il mio inizio, come un vero e proprio salto nel buio. Nessun membro della mia famiglia aveva mai lavorato nel settore del caffè. Nessun torrefattore, nessun commerciante di crudo, nessun barista, nessun tecnico, nessun negoziante, nessun assaggiatore. C’era solo mio padre, con quel gruppo erogatore disegnato, un brevetto presentato in attesa di esito, e un grande ottimismo nei suoi occhi, quello che da sempre lo accompagna nei suoi svariati e variopinti progetti.

Frequentavo l’Università, ero ormai alla Specialistica. Se qualche giorno non frequentavo corsi, o se qualche giorno decidevo di trattenermi a letto al mattino, era impensabile arrivare fino a pranzo senza che una telefonata di mio padre mi svegliasse: 

we buongiorno, per favore cerchi un fornitore di termostati e poi scrivi una mail per un ordine?”, 

papà io non so cosa siano i termostati”,

 “eh ma io mo’ non ho tempo di spiegarti, vedi tu”. 

Ricordo quanto odiassi inviare quelle mail e quanto mi pesasse aprire il mio Lenovo bianco, regalo per il mio primo esame all’Università di mio nonno, e svolgere quei compitini, di cui spesso non ne comprendevo neppure la finalità. 

Mio padre cercava un aiuto da un lato e di darmi degli stimoli dall’altro. Ma d’altro canto avevo i miei progetti, il mio percorso universitario, una candidatura a dottorato, perché mai avrei dovuto sapere cosa fosse un termostato? Nel giro di poco, quelle email furono accompagnate da telefonate, giorno dopo giorno sempre più frequenti. Mi fu regalato un tablet quel Natale del 2014, doveva servire a giocare con i miei amici, ma divenne presto il mio ufficio portatile. Ormai mentre seguivo i corsi e prendevo appunti, rispondevo alle mail dei fornitori e dei corrieri, durante le pause dalle lezioni rispondevo alle telefonate, che continuavo a silenziare mentre i professori notavano la mia iperattività tra i banchi, che emergeva rispetto alla generale monotonia dei miei colleghi. Sono stata sempre multitasking e questo ha giocato a mio favore. Chi non vive questo tutti i giorni? Ognuno di voi è sommerso, spesso fino a tarda sera. Ebbene, stavo provando quell’adrenalina che non mi avrebbe più lasciata per gli anni successivi.

Ricordo molto bene il 2015. Ho compiuto, probabilmente, la scelta più importane della mia vita. Chi di voi non si è mai trovato a pensare ossessivamente ai pro e i contro di una determinata decisione, paralizzato dalla paura di sbagliare? Credo tutti. Io ero ad un bivio: da un lato, una carriera accademica con buone possibilità di successo, dal futuro certamente faticoso e precario sotto alcuni aspetti, ma sicuramente chiaro, segnato e percorso da altri prima di me, che ti avrebbero seguito e consigliato; dall’altro, un padre, un progetto, tanti rischi e tanti punti di domanda. 

Inutile dire quale sia stata la scelta. L’amore per la mia famiglia mi ha fatto fare quel salto nel buio, senza protezioni.

Se mi sono mai pentita della scelta che ho fatto? No. Mai. 

Perché? Perché quando si sta per compiere una scelta, ognuno di noi deve fermarsi un attimo e analizzare i pro e i contro di entrambe le strade. Ancora oggi provo a non rinunciare a nulla, perché per carattere non accetto il “non si può fare” come risposta. Ma … allarme spoiler. Ogni scelta comporta inevitabilmente una rinuncia. 

Accettato questa condizione imprescindibile, bisogna affidarsi ad un’analisi razionale e nel dubbio un po’ all’istinto, che è sempre quel calcio finale che ti convince a fare le cose.

E’ questo tempo che dedichiamo alla valutazione che ti permette di non avere rimpianti. Basta ripetersi: “in quel momento ho compiuto questa scelta, e non un’altra. Significa che non potevo scegliere qualcosa di diverso”. 

Questo è un punto fermo, che mi ripeto sempre quando ripenso al passato. Avremmo potuto decidere diversamente? Si, ma non l’abbiamo fatto. Punto. Allora, significa che non avevamo gli strumenti per compiere una scelta diversa.

Da questo momento in poi? Quelle mail e quelle telefonate diventano il mio pane quotidiano. Ciò che era una forzatura, diventa passione, ciò che era l’esecuzione di un compito diventa obiettivo attivo, progettualità. Aroma diventa la mia ragione di vita, tanto da rendere secondario tutto il resto.

Ho fatto rinunce per Aroma? Davvero tante. Ma ogni cosa importante merita il suo tempo e la sua cura. Non esiste successo, senza costanza e perseveranza.

Come le ombre del porticato, la vita è un’alternanza tra luci e ombre. Il piacere sta nell’attraversarle.

 

Una donna in un mondo di uomini

Mi è stato chiesto qualche volta come sia essere donna in un mondo lavorativo prevalentemente gestito da uomini. Ho percorso a ritroso la mia esperienza, cercando di far caso a come si ci senta ad essere donna, ma mi verrebbe subito da rispondere “non sono mai stata uomo, non so come ci si senta”. 

Se penso che nel mondo del lavoro essere donna sia diverso dall’essere uomo? Sicuramente si. Necessariamente in modo negativo? Credo di no.

L’essere donna purtroppo si scontra in modo più o meno forte, con dei pregiudizi culturali. Esistono per molti ancora i lavori “per i maschi” e i lavori “per le femmine”. Varie volte mi è capitato di dover spiegare di non essere la “segretaria” ma la titolare. Altre volte ho dovuto dimostrare di avere competenze tecniche nel mio campo, prima di riuscire ad instaurare un dialogo con qualche cliente. Altre frequenti volte ho dovuto dimostrare di poter essere un valido interlocutore e non solo l’immagine dell’Azienda. Ho dovuto spesso faticare per poter ottenere quel rispetto e considerazione, soprattutto all’inizio dell’attività, quando con papà eravamo soliti dividerci i compiti. 

Viviamo in una società che culturalmente vede la donna come colei che deve scegliere un lavoro subordinato e che deve dedicarsi alla famiglia e alla casa. La donna è portata per ruoli di precisione e metodici. La donna è colei che spesso serve da immagine ad una fiera o fa da interprete durante una trattativa. Una donna imprenditrice, non è usuale, e questo preconcetto lo percepisco e lo vivo continuamente. Spesso, quando concordiamo meeting o appuntamenti con nuove aziende, noto lo stupore nei volti di chi ci riceve, quando non entra in stanza un uomo sulla cinquantina, ma una ragazza trentenne, senza che nessuno le faccia da coda. 

Se tutto questo costituisca un limite? Onestamente, lo percepisco più come un limite per gli altri che per me. 

Io piuttosto la percepisco come una sfida continua, di poter dimostrare il contrario e riuscire comunque nei miei obiettivi, abbattendo le reticenze e i preconcetti. Riuscire ad anteporre le competenze professionali e intellettive, rispetto a quelle fisiche, è un lavoro continuo che chi come me, ambisce a ruoli più indipendenti, deve fare ogni giorno.

Credo che nonostante in questo senso il mondo sia in continua trasformazione e che grandissimi passi siano stati fatti in termini di emancipazione non solo femminile, molta strada vada ancora fatta. Prima di me le donne hanno avuto ancora più difficoltà, e credo che con le nuove generazioni, la strumentalizzazione della donna quale semplice oggetto di desiderio, si assopisca, in favore di una maggiore equità. Vero è che, grande lavoro deve essere fatto da noi stesse. Mi rammarica spesso vedere, che molte ragazzine e donne non ci tengono particolarmente a mostrarsi differenti, e che anzi, nel ruolo del trofeo ci stiano particolarmente bene. Quindi non voglio farne un discorso generale, ma solo delle donne che come me hanno scelto strade diverse. Per quanto ci riguarda, siamo costrette più degli uomini a dimostrare di essere all’altezza, di avere molto di più da offrire, rispetto alla maternità, ad un buon piatto di pasta e ad un bel vestito. La donna non è un trofeo dell’uomo, da esibire, ma protagonista insieme a lui del bel film che è la vita. 

 

I punti fondamentali della crescita di Aroma

Gestisco l’Azienda da sette anni, ho 32 anni, e probabilmente una delle più giovani del settore. Pertanto ho poca esperienza rispetto a tantissimi altri, che nel lavoro ci sono cresciuti sia anagraficamente che imprenditorialmente. Posso però sicuramente dire quali sono stati per me, i punti che ho ritenuto chiave per la crescita di Aroma.

La famiglia: Da piccole, io e le mie sorelle, siamo state abituate a lavorare, ad apprezzare ciò che riuscivamo ad ottenere, a condividere ciò che avevamo con la famiglia. Aroma è nata da una scommessa, dall’ingegno di papà e dalla buona volontà mia e di mia sorella. Tre persone completamente diverse, dal carattere ai difetti, ai punti di forza e abilità. Il segreto? L’unione. 

Non è la prima attività che è nata in famiglia in questa generazione, ed il loro successo è dovuto all’incastro virtuoso delle nostre capacità. Mia madre è una forza della natura, mio padre estremamente ingegnoso e creativo, mia sorella una macchina da guerra (come lei qualche volta si definisce per prendermi in giro), precisa, intelligente ed affidabile. L’azienda oggi è costituita da uno staff più ampio e a molti collaboratori esterni, ma lo spirito e i valori dei De Mauro, continua a vivere e a guidare l’attività di ognuno di essi.

Misurabilità: L’Azienda si basa sui numeri. Ogni singolo aspetto è misurabile. Se non lo è, significa che non è stato organizzato. Dal numero di chiamate in ingresso e in uscita, dal numero recensioni alle richieste di assistenza, dalle percentuali di affidabilità dei prodotti finiti ai semilavorati, alla soddisfazione dei clienti, e così ancora. Ogni cosa è tracciata e valorizzata in bilanci periodici. E questo processo continua a subire miglioramenti e implementazioni continue, per una reportistica sempre più dettagliata. 

Nessuna scelta, decisione o investimento deve basarsi solo sull’istinto e il rischio imprenditoriale. E’ importante analizzare per poter prendere decisioni. In Aroma questo processo è curato con attenzione ed è sottoposto a continui miglioramenti, per analisi sempre più dettagliate. Il basare le decisioni anche sui numeri, ci ha permesso di fare i passi al momento giusto, e con consapevolezza. La crescita del fatturato costante è frutto di tutto questo lavoro, che commisura investimenti e risultati.

Risorse umane: Molto probabilmente questo costituisce il vero cuore e segreto del successo di Aroma. Lo staff. 

Aroma nasce dalla famiglia. Me, mio padre, mio nonno. Più tardi si unisce anche mia sorella. La famiglia si caratterizza per visioni diverse e conciliabili, un confronto continuo e costruttivo, e da un legame inscindibile tra i membri, che supera ogni eventuale divergenza di opinioni e vedute, sempre alla ricerca di nuovi equilibri. 

Col tempo, collaboratore dopo l’altro, lo staff cresce. So molto bene quanto sia difficile trovare elementi validi, soprattutto negli ultimi anni, e non sto qui a discuterne i motivi socio politici che ne fanno da aggravante. Ma posso dire con orgoglio che, uno dopo l’altro, oggi Aroma ha unito dei collaboratori davvero preziosi. Non parlo di persone che si distinguono per le rare e ricercate competenze e specializzazioni professionali, ma che credono nell’Azienda in cui lavorano. Parlo di persone appassionate, diligenti, che lavorano col sorriso e responsabili dei loro compiti. Ognuno di loro è un pezzo fondamentale dell’intero progetto. Nessuno è completo da solo, ma solo se parte di un insieme. Paragono spesso un’azienda al corpo umano. Ognuno dei membri rappresenta simbolicamente un organo. Ognuno di questi organi ha delle funzioni vitali, che lo caratterizzano e rendono unico, e ha dei compiti ben precisi da svolgere, che solo lui può fare, in base alle competenze specifiche acquisite, con il massimo delle prestazioni possibili. Ogni organo, nello stesso tempo interagisce anche con le altre parti. Se ognuno di essi funziona bene in assoluto e nell’interazione con gli altri, l’organismo intero nel suo complesso è efficiente. Ergo, l’Azienda lavora bene.

Ognuno degli elementi del sistema è fondamentale. Nessuno ha da solo il merito del successo di un’azienda, mai. Ognuno deve dare il suo contributo. In un organismo in cui qualche componente non funziona come dovrebbe, si creano delle disfunzioni, per cui o alcuni elementi lavorano più degli altri, provando frustrazione, oppure il sistema genera disservizi nei confronti degli stakeholder (clienti, fornitori, ecc).

Semplice.

Tutto questo è molto chiaro in Aroma, e la condivisione, l’ascolto, la collaborazione sono per tutti noi pane quotidiano. Siamo una squadra, unita e coesa. Difendiamo l’armonia che si respira nei nostri ambienti, con il dialogo e la collaborazione.

Per me la condivisione è importante, come anche l’ascolto. Mi piace condividere  nuovi progetti, idee, ma anche preoccupazioni, difficoltà, rischi, anche con membri dello staff non strettamente collegate a quegli aspetti specifici. Mi piace conoscere i loro punti di vista, prima di prendere delle decisioni. Mi piace confrontarmi con ognuno di loro, viverli più che posso nella loro quotidianità. Solo così posso comprenderne gli sforzi, e valorizzarne il lavoro. Le decisioni le prendiamo insieme, e quando invece non può essere così, condivido con loro i motivi di quelle decisioni, perché possano accettarla con consapevolezza. Io sono orgogliosa del nostro staff. La forza della nostra Azienda è anche questo. Ognuno di noi si sente parte del progetto. Si vince insieme e si perde insieme. Ognuno è supporto dell’altro. Ci si ascolta, ci si comprende, ci si aiuta. 

Il mio staff è il mio supporto, tante volte ho varcato la porta dell’ufficio, buia per il peso delle responsabilità che porto, ma altrettante volte ho trovato un sorriso che mi desse la forza di voler superare tutto, ancora una volta, insieme.

Voglio raccontare un aneddoto abbastanza recente. 

Avevo un meeting importante il giorno successivo, e mi ero dedicata agli ultimi preparativi per tutta la giornata. Molte cose erano andate diversamente dal previsto, per cui ho dovuto trovare soluzioni alternative perché tutto andasse comunque per il meglio. Stanca nel pomeriggio, ricevo l’ennesima cattiva notizia: l’impresa che avrebbe dovuto occuparsi della pulizia e preparazione degli spazi, non sarebbe venuta. Erano le cinque del pomeriggio e tre piani di uffici da sistemare. Avvilita, comunico la notizia ai ragazzi, a titolo di sfogo, prendo secchio e stracci e inizio a salire le scale per cominciare a pulire io stessa. Dopo la prima rampa di scale, mi volto e trovo tutti loro con scope e palette in mano, che mi dicono “non preoccuparti, ci siamo noi”. 

Voglio cogliere questa occasione per ringraziare la mia squadra, dai ragazzi della produzione, che ogni giorno producono le macchine con cura e passione, ai ragazzi della logistica e qualità, che con ammirevole attenzione e duro lavoro, gestiscono il patrimonio materiale dell’Azienda, con estremo ordine e organizzazione, agli addetti alle vendite, che con grande trasporto portano fuori dalle mura i nostri prodotti e valori, alle ragazze in amministrazione che ogni giorno supportano i venditori e clienti sia nella fase di vendita che in quella post vendita;  ai fornitori che hanno investito con noi e che in noi ripongono hanno estrema fiducia e che sono alle nostre spalle sempre, e tutti coloro che, anche se occasionalmente, collaborano a questo ambizioso progetto, pieno di rischi e di emozioni. Grazie perché senza di voi, nulla di tutto questo grande spettacolo sarebbe stato possibile.

Studio: Diversamente da cinquant’anni fa, il mercato oggi è in costante e continuo cambiamento. Corre così veloce che spesso non riusciamo a stare al passo con le notizie. Avere la presunzione di conoscere la risposta, oppure di sapere esattamente cosa e come fare è un’illusione. Credo sia fondamentale la continua formazione e stimoli, sia per me sia per gli altri membri del team. Un’azienda all’avanguardia ha bisogno di persone all’avanguardia. Investire sulla formazione dello staff significa avere persone motivate e sempre nuove, che affrontano i cambiamenti del mercato con freschezza ed efficienza.

Politica aziendale: Abbiamo avuto sempre una politica commerciale molto rigida. La cosa che abbiamo più a cuore è la tutela del cliente. Non ho mai agito in modo confuso, e non ho mai percorso la strada del “vendo a chiunque basta che fatturo”. Spesso siamo stati noi a scegliere i clienti, più che essere scelti. Purtroppo o per fortuna non siamo gli unici a produrre macchine a cialda, e per fare la differenza, bisogna fare qualcosa di diverso. La diversificazione è necessaria per trovare la propria strada sul mercato. Credo che ci sia lavoro per tutti, ma bisogna trovare il proprio spazio. La tutela del prezzo, il margine del cliente, la soddisfazione del consumatore, la gestione del post vendita, sono tutti punti cardine della nostra politica commerciale. Talvolta ci porta a non vendere, ma dico sempre che è meglio che svendere. Queste scelte, nel breve periodo sembrano penalizzare. Invece posso dire con certezza, che mi hanno aperto porte impensabili. Anche in questi mesi, in cui il mercato sta vivendo un periodo di forte trasformazione, si sono presentate opportunità che qualche anno fa nemmeno avrei immaginato. Intanto i clienti che collaborano con noi, si mostrano soddisfatti e crescono, vendendo i prodotti con passione, perché sentono l’Azienda sempre vicina e possono proteggere i propri ricavi e noi cresciamo anno dopo anno. E spero di fare sempre le scelte giuste per continuare così.

Abbiamo tanti progetti, veramente tanti, a cui stiamo cercando di dare un timing realistico. Ma non posso dire molto a riguardo, altrimenti rovinerei l’effetto sorpresa.

AROMA IN 7 ANNI

Nella breve durata di questa esperienza ho visto il mercato delle macchine da caffè evolversi in modo molto veloce. Quando iniziammo, la vendita del caffè era svolta prevalentemente tramite la formula del comodato d’uso, tecnica molto diffusa e che per almeno vent’anni aveva, insieme alla distribuzione automatica, fatto crescere molte aziende di tutto il territorio nazionale. Chiaramente solo una parte di esse utilizzavano il mono porzionato in cialda. Verso la fine del 2015, quando iniziammo l’attività di vendita, le aziende erano già cresciute, ce ne erano molte che contavano migliaia di comodati. In quella fase potevamo però inserirci come macchina “sostitutiva”, in caso di rimpiazzo di pezzi ormai obsoleti, oppure come “scelta” in caso di conversione dal sistema a capsula o circuito chiuso a quello a cialda. Era necessario offrire una macchina affidabile, ad un prezzo giusto, e magari con un design un po’ più ricercato. In breve tempo creammo la Mini e la Kicco, da un disegno di mio padre, che offriva tutto questo: la prima facile da smontare e molto affidabile, con un’ottima estrazione del prodotto; la seconda che offriva anche un design totalmente diverso da quelle già in commercio. 

Da lì a un paio di anni, il comodato d’uso divenne largamente diffuso, e ciò comportò un abbassamento dei prezzi di vendita del caffè e quindi dei margini. Molti iniziarono a trovare utile venderle le macchine e legare il cliente ad un rapporto di fiducia e servizio di assistenza, più che ad un chip elettronico, che ormai molti avevano imparato a superare home made.

Qui la svolta. Il consumatore, comprando la macchina per sé stesso, prestava molta più attenzione al design e all’estrazione, si informava di più sulle prestazioni della macchina; cercava colori e varianti che si abbinassero alla sua cucina. Da questa esigenza che creammo linee speciali della Kicco (come quella con i pannelli in legno o plexiglass) e soprattutto nasce PLUS, il nostro ancora attuale best seller. Ricordo che la presentammo alla nostra prima fiera Venditalia 2016, simbolicamente il nostro debutto sul mercato. Ricordo l’emozione che provai quando arrivai nel padiglione, correndo attraversavo quei corridoi ampi e costeggiando quegli stand maestosi, che creavano insieme alle luci bianche, un contesto assolutamente surreale. Mi si riempì il cuore quando finalmente scorsi il logo “Aroma” in fondo al corridoio, e vidi il mio stand. L’avevo disegnato, progettato, ne avevo prodotto le immagini e scritto gli slogan, avevo strutturato e impostato graficamente i cataloghi, pensato a come proporre i prodotti. Non avevo dipendenti né potevo permettermi collaboratori, ma la famiglia De Mauro era al completo, come i Power Ranger. E in quel momento tutto ciò che avevo progettato era lì, realizzato, in un angolino remoto del padiglione, tra i colossi del settore e competitors. Non mi domandai se sarei mai arrivata ai livelli degli altri un giorno, ma ero lì, e per la prima volta Aroma c’era.

La vendita al domestico, nel Sud Italia, si diffonde repentinamente, e aprono tantissimi punti vendita al dettaglio. Più un settore cresce, più il mercato richiede prodotti economicamente più accessibili. Nacque così il grande progetto SMART, un gruppo brevettato e innovativo, che ottimizza i tempi di lavorazione e anche di manutenzione. Ricordo che lo stand era pienissimo alla Host del 2017, quando lo presentammo, clienti e colleghi produttori, incuriositi e affascinati dall’innovazione. Mio padre fece un ottimo lavoro, che ebbe un grandissimo successo. Quell’anno iniziò la mia più grande e cara collaborazione. Quella con Lollo caffè, azienda alla quale sono molto legata emotivamente. Ciro ha creduto in noi da subito ed è stata la mia palestra lavorativa. Colgo l’occasione per ringraziare Ciro e Valentina per l’affetto, la stima e la fiducia che mi hanno dimostrato in tutti questi anni, che cerco e spero di meritare sempre.

Dopo soli due anni presentiamo il progetto CUBIC, che supera ogni pronostico. Un successo senza precedenti. Per una serie di motivi, prevalentemente legati alle priorità che mi ero data, CUBIC è stata prodotta solo in pre-serie, ma sarà ripreso presto.

Con quel progetto credo che siamo stati pionieri di un concetto molto forte: la macchina da caffè ormai non è più solo uno strumento di business, dedicato agli esperti, apprezzato per i valori tecnici intrinseci. Ormai c’è bisogno di un oggetto di design. CUBIC ha rivoluzionato il modo di vedere la macchina da caffè, ha reso chiaro a tutti quanto il consumatore avesse l’esigenza di qualcosa di bello, un vero e proprio complemento d’arredo. Ha reso inoltre chiaro che per la bellezza il consumatore era disposto a spendere di più, in contro tendenza a quanto richiesto in quegli anni. Ciò avrebbe permesso alle Aziende produttrici di avere un margine maggiore sul prodotto, da poter investire. 

Ho fatto questo excursus non per ricordare a tutti la storia ben nota di questo settore, ma perché mi è stato più volte chiesto il motivo dei tanti modelli prodotti, in così pochi anni, aspetto che ci ha fortemente contraddistinto dai nostri colleghi produttori. Ho contestualizzato la nascita di ogni modello, ognuno dei quali si poneva come risposta ad una domanda o esigenza del mercato. 

Non ho mai condiviso l’idea di un’Azienda mono prodotto, che in base al giorno al circostanziato incontro tra la domanda e l’offerta, stabilisse il prezzo di vendita. Per troppi anni ho visto listini confusi, trattative poco lineari, contraddizioni commerciali. Ne ho sempre compreso i motivi ma non per questo ne ho condiviso la scelta. Ho sempre voluto coerenza, ho sempre voluto differenziarmi, cercando di offrire a prezzi diversi, anche prodotti differenti, che in concreto offrissero comfort diversi, commisurati al prezzo pagato. Questa politica di coerenza e tutela nei confronti dei nostri clienti e consumatori, è stata dura da costruire, difendere e percorrere. E’ stata la strada più lunga e tortuosa che avessimo potuto scegliere: non essere un semplice conto terzista, ma proprietario di un brand e di un prodotto strumentale e di nicchia e specifico, come la macchina a cialde made in italy per uso domestico. Una focalizzazione rischiosa, ma sono dell’idea che bisogna fare poche cose e fatte bene. Questa scelta mi ha portato a rinunciare a moltissime occasioni di vendita, ma ciò che mi conforta è che ogni anno viviamo una forte crescita, sia in termini numerici sia in termini di fatturato. Non posso che ringraziare per questo i nostri clienti, senza i quali non avremmo mai potuto costruire questa realtà, molto legata al suo territorio, generare in quest’ultimo lavoro e profitto, e soprattutto un progetto lungimirante che appassiona ognuno di noi. Grazie, perché senza il vostro appoggio, i vostri suggerimenti, i vostri consigli, le vostre critiche e incoraggiamenti, non saremmo riusciti ad essere ciò che siamo oggi. 

CONCLUSIONI

Dopo due anni di pandemia che ha dato una spinta enorme alla conversione moka-cialda, il nostro settore vive un periodo di forte ristrutturazione e cambiamento, che mi aspettavo e al quale bisogna essere pronti. C’è bisogno più che mai di innovazione e di progetti nuovi, per rispondere ai continui cambiamenti. Noi abbiamo ben chiaro cosa fare e come procedere, e ogni giorno lavoriamo duramente. Ciò che sicuramente non condivido, è rispondere a periodi di flessione della domanda con l’abbassamento dei prezzi. Fare della “promozione” una strategia costante, credo sia deleteria, per l’Azienda che la applica, per i competitor che non la seguono e per il lavoro di tutti i player in generale, che viene semplicemente snaturato e svilito. Il nostro lavoro ha tanto da raccontare, ha tanto da offrire, e ha veramente tanto da costruire.  Durante il mio percorso lavorativo ho visto molte aziende nascere e produrre macchine da caffè della stessa tipologia, emulando qualche aspetto dei prodotti esistenti, per usare un eufemismo, ma quasi nessuno è riuscito a ritagliarsi fette di mercato rilevanti. Questo mi ricorda che ciò che facciamo non deve essere “scontato” e non deve essere “svalutato”. Il giorno in cui la mia Azienda si trovasse a poter offrire solo il prezzo migliore, sarà un’Azienda che non avrà più nulla da raccontare e che avrà clienti che non sapranno più ascoltare. Sarà solo allora che si potrà definire una qualsiasi azienda, veramente finita.

Il lavoro riempie le nostre vite, gli dedichiamo la maggior parte del nostro tempo, trascurando spesso affetti, passioni, cura per noi stessi. Perché non dargli il giusto valore? Il nostro tempo e le nostre capacità ce l’hanno. E solo noi possiamo comunicarlo e farlo percepire agli altri. Dare valore, innesca un circolo virtuoso, in cui tutte le parti in gioco ne giovano, e il mercato nel suo complesso si arricchisce. Nei momenti più complessi si ci può aprire a collaborazioni, anche tra colleghi, unire le forze e trarre beneficio, creando qualcosa di nuovo e profittevole. Credo che bisogna essere bravi a fare la differenza e non a sovrapporsi, a ritagliarsi la propria fetta di mercato specifica, alla quale si è fin dall’inizio mirati. Sarebbe bello unirsi per portare oltre le nostre porte il made in Italy, un brand senza tempo, che spesso sottovalutiamo. Cambiare orizzonte, aprire la mente a nuove prospettive, essere elastici e polivalenti, ci può dare la possibilità di affrontare anche momenti di trasformazione come questi. Noi ci sentiamo forti e motivati, e continueremo a lavorare in questo senso.

Io sono soddisfatta. Ed è giusto dirselo, è giusto fermarsi e godere anche di ciò che si è costruito, e farne un sorriso. Ci sarà sempre qualcosa che avremmo potuto dire o fare, qualcosa che avremmo potuto anticipare o arretrati da recuperare. Ci saranno SEMPRE. Ma noi non ci saremo per sempre. Ho capito che quando si fa impresa, non arriva mai la parola FINE, non c’è mai un momento in cui si è più liberi e le cose “vanno da sole”, come  spesso sento dire. Quindi tanto vale, fermarsi passo dopo passo e dirci, oggi sei stato bravo, continua così.

Lo dico anche a te che mi stai leggendo. SEI STATO BRAVO. Goditi questo momento, è solo tuo.